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COVID-19 / Fase 2: Le nuove misure per la sicurezza nei luoghi di lavoro

Qualche giorno fa il presidente del Consiglio Conte ha ricordato che dal 4 maggio, con la fine del lockdown, non tutte le attività potranno ripartire.

Infatti il rischio dei contagi è ancora troppo alto.

 

Si, ci sarà un allentamento delle misure restrittive e i cittadini potranno finalmente uscire (con le dovute limitazioni e precauzioni), ma probabilmente per le aziende si procederà a scaglioni al fine di evitare assembramenti nei luoghi di lavoro e affollamento sui mezzi pubblici.

È possibile anche che ci siano differenze sostanziali da regione a regione, a seconda della classificazione di rischio.

In quest’ottica l’INAIL ha stilato un documento tecnico (su cui si baserà il governo per decidere chi e quando potrà ripartire) utile per la rimodulazione delle misure di sicurezza nei luoghi di lavoro.

In particolare vengono elencate alcune raccomandazioni che le aziende dovranno seguire per ripartire nella fase due.

Questi accorgimenti saranno fondamentali anche alla luce di un importante dato: il rischio di contrarre il Covid-19 nelle aziende è elevato, come confermano gli ultimi dati, secondo cui il 10% delle infezioni, oltre che numerosi decessi, sono causati appunto da contatti che avvengono sul luogo di lavoro.

Alla luce di ciò nel documento viene classificato il rischio nei luoghi di lavoro secondo tre variabili:

Esposizione: ovvero la probabilità di venire in contatto con fonti di contagio nello svolgimento dell’attività lavorative (ad es. nel settore sanitario, di gestione dei rifiuti speciali, nei laboratori di ricerca, ecc.);

Prossimità: ovvero valutare se le caratteristiche intrinseche di svolgimento del lavoro permettono o meno un sufficiente distanziamento sociale per parte dell’orario di lavoro o per la quasi totalità;

Aggregazione: ossia valutare se la tipologia di lavoro prevede il contatto con altri soggetti oltre che ai lavoratori dell’azienda stessa (ad es. nel settore della ristorazione o nel commercio al dettaglio o nello spettacolo o nel settore alberghiero o dell’istruzione, ecc.).

Ma quali sono le attività che ripartiranno per prime?

 

Secondo la valutazione fatta dall’Inail (che è comunque orientativa) tra le attività più esposte alla probabilità di contagio ci sono sicuramente le farmacie, le forze dell’ordine, la sanità e assistenza sociale, le agenzie funebri, i parrucchieri.

A rischio medio-alto sono invece i manutentori, i corrieri, gli addetti delle mense, i camerieri, le badanti, i lavoratori dello spettacolo, gli interpreti.

A rischio medio-basso invece lavoratori impegnati in attività artistiche, sportive o di intrattenimento, cassieri, operai edili, operatori ecologici, istruzione.

A rischio basso invece il settore agricoltura, silvicoltura e pesca, attività manifatturiere, costruzioni, commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di motocicli e autoveicoli, trasporto e magazzinaggio, attività dei servizi di alloggio e ristorazione, servizi di informazione e comunicazione, attività finanziarie e assicurative, attività professionali scientifiche e tecniche, amministrazione pubblica e difesa.

 

Cosa bisogna fare per ripartire?

Per poter ripartire le aziende hanno bisogno di riorganizzare le proprie modalità di lavoro.

Questo si fa adottando nuove misure organizzative, ulteriori misure di prevenzione e protezione, e misure specifiche per prevenire l’attivazione di focolai epidemici.

Vediamo queste misure più nel dettaglio.

  • Misure organizzative

Le misure organizzative riguardano:

– la rimodulazione di spazi e postazioni di lavoro, dell’orario di lavoro e dell’articolazione in turni, e dei processi produttivi.

– Assicurare il distanziamento sociale, “compatibilmente con la natura dei processi produttivi”, per i dipendenti che vanno al lavoro. Ad esempio si potrebbero collocare i lavoratori (dove possibile e per un periodo transitorio) in spazi che di solito inutilizzati, quali sale riunioni o altri uffici.

– Introdurre barriere separatorie, come pannelli in plexiglass, per gli ambienti comuni o dove non è possibile adottare altre soluzioni di analoga efficacia (ad. es. posizionare delle strisce a terra per indicare la distanza da mantenere)

– Prevedere una ventilazione continua degli ambienti di lavoro nelle mense aziendali, nei punti di ristoro, negli spogliatoi, nei servizi igienici. Deve essere prevista inoltre una turnazione nella fruizione e un tempo ridotto di permanenza all’interno degli stessi.

– Favorire orari di lavoro scaglionati e dove possibile prevedere una porta di entrata ed una di uscita dedicate

– Le riunioni in presenza non saranno consentite, e se strettamente necessarie bisognerà ridurre al minimo il numero di partecipanti per garantire il distanziamento sociale.

– Le trasferte dovranno essere ridotte drasticamente.

– Una diversa articolazione del lavoro, ridefinita con orari differenziati, servirà anche ad evitare assembramenti sui mezzi pubblici (nei quali comunque, oltre al distanziamento sociale è raccomandato l’uso di mascherine per tutti gli occupanti).

– Per ridurre il rischio durante gli spostamenti casa-lavoro, verrà incentivato l’utilizzo del mezzo di trasporto privato.

– Favorire il lavoro a distanza avendo cura però di rafforzare le misure di supporto per la prevenzione dei rischi connessi a questa tipologia di lavoro, quali fornire assistenza nell’uso di apparecchiature e software nonché degli strumenti di videoconferenza, e incoraggiare il lavoratore fare pause regolari.

 

  • Misure di prevenzione e protezione

Sono misure di prevenzione e protezione:

– Affissione di poster, locandine e brochure che pubblicizzano le misure adottate, oltre a mettere a disposizione prodotti detergenti e igienizzanti.

– effettuare, soprattutto nelle aree geografiche a maggiore endemia o nelle aziende in cui si sono registrati casi sospetti di coronavirus, una sanificazione degli ambienti di lavoro, delle postazioni e delle aree comuni prima di far ripartire le attività.

– Prevedere l’utilizzo delle mascherine chirurgiche negli ambienti comuni.

– Laddove non sia presente la figura del medico competente, in via straordinaria va pensata la nomina di un medico competente ad hoc per il periodo di emergenza o soluzioni alternative, anche con il coinvolgimento delle strutture territoriali pubbliche (ad es. servizi prevenzionali territoriali, Inail, ecc.).

– Nel caso siano presenti in organico lavoratori con più di 55 anni di età o per gli individui con patologie pregresse potrebbe essere introdotta la ‘sorveglianza sanitaria eccezionale’. In pratica bisognerebbe sottoporre tali lavoratori a test sierologici che ci darebbero un quadro più chiaro della copertura immunitaria del lavoratore. In attesa di tali test il lavoratore potrebbe avere un “inidoneità temporanea’ o limitazioni dell’idoneità per un determinato periodo.

 

  • Misure specifiche per la prevenzione di nuovi focolai

Per evitare lo sviluppo di nuovi focolai nella fase due, durante la quale dovremo imparare a convivere con il virus (e che non sappiamo quanto durerà), bisognerà effettuare un attento monitoraggio dello stato di salute dei lavoratori al fine di individuare tempestivamente possibili nuovi casi di infezioni da COVID-19 e porre in essere le adeguate misure per evitare il contagio di altri lavoratori.

Quindi potremmo:

– effettuare il monitoraggio della temperatura corporea dei lavoratori, anche con l’impiego di termoscanner all’ingresso dei luoghi di lavoro e se la temperatura dovesse risultare superiore ai 37,5° C, non sarà consentito l’accesso nella sede di lavoro.

Queste persone saranno “momentaneamente isolate e fornite di mascherine”, non dovranno recarsi al Pronto Soccorso o nelle infermerie dell’azienda, ma dovranno contattare nel più breve tempo possibile il proprio medico curante e seguire le sue indicazioni.

– Il datore di lavoro informa preventivamente il personale, e chi intende fare ingresso in azienda, della preclusione dell’accesso a chi, negli ultimi 14 giorni, abbia avuto contatti con soggetti risultati positivi al COVID-19 o provenga da zone a rischio

– Se un lavoratore, durante il turno di lavoro, dovesse sviluppare febbre e sintomi di infezione respiratoria, come la tosse, sarà obbligato ad allertare immediatamente l’ufficio del personale. L’azienda procederà immediatamente ad avvertire le autorità sanitarie competenti ed i numeri di emergenza per il coronavirus forniti dalla Regione o dal Ministero della Salute.

 

Per oggi è tutto!

 

Ma prima di lasciarci vorrei farti una piccola domanda (che è uguale sia nel caso tu sia un datore di lavoro che un consulente come me), ovvero:

Sei in grado di definire le “best practices” per proteggere la salute dei tuoi lavoratori e dunque della tua azienda?

Se la risposta è sì sono felice per te! Vuol dire che sei aggiornato e preparato per affrontare questa situazione di emergenza.

Se la risposta è no allora ti invito a contattarmi subito senza indugio per predisporre il Protocollo sicurezza anticontagio per la TUA azienda!

 

Ciao, a presto!

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